Abbassamento dei capezzoli: cause e come risolvere il problema

L’armonia estetica del seno è fondamentale per qualsiasi donna. Da questo, infatti, dipende il fatto di sentirsi o meno a proprio agio con il corpo e di vivere a pieno la femminilità.

Sono diversi gli aspetti che contribuiscono al quadro sopra citato. Tra questi, rientra il perfetto posizionamento dei capezzoli. Sono diversi i casi in cui questi ultimi possono andare incontro a problematiche di natura estetica. Una delle più diffuse è l’abbassamento, situazione associata alla ptosi mammaria.

Ptosi mammaria: di cosa si tratta?

Quando si parla di ptosi mammaria, si inquadra una situazione in cui si ha a che fare con un cedimento notevole del tono del tessuto cutaneo del seno. Si tratta di una condizione che, come precedentemente accennato, è associata all’abbassamento dei capezzoli.

La ptosi della mammella può avere diverse cause. Nei casi in cui si presenta in donne di giovane età, alla base possono esserci fattori come gli sbalzi di peso, senza dimenticare l’influenza genetica.

A influire sull’insorgenza di ptosi mammaria in età giovanile – attorno ai 25 anni per essere precisi – ci pensano anche la vita sedentaria, così come il tessuto della mammella poco elastico.

Ricordiamo altresì che la ptosi mammaria è particolarmente frequente nelle donne con un tessuto adiposo ben rappresentato.

Nel corso degli anni, possono presentarsi diverse situazioni che portano ad avere a che fare con la problematica del seno sceso. Tra le principali rientrano la gravidanza e l’allattamento. Come risolvere il tutto? Con la mastopessi!

Mastopessi: l’intervento di chirurgia estetica ideale per ridare tono al seno e riposizionare i capezzoli

La mastopessi, intervento conosciuto anche come lifting del seno, è la scelta ideale per ridare tono al décolleté e riposizionare i capezzoli. Entrando nel vivo delle peculiarità dell’operazione, facciamo presente che può durare da 1,5 a 3 ore a seconda del volume di tessuto da risollevare e della grandezza della mammella.

Le tecniche che si utilizzano in sede di esecuzione della mastopessi – intervento che può prevedere anche il riposizionamento dei capezzoli – sono diverse. Nelle situazioni in cui, per esempio, il chirurgo estetico si trova davanti a una situazione di ptosi particolarmente accentuata, ricorre all’approccio con cicatrice verticale.

Un’altra tecnica molto apprezzata è la cosiddetta mastopessi round block, conosciuta per l’esecuzione di incisioni attorno all’areola del capezzolo.

Nelle situazioni in cui il volume non risulta soddisfacente, nel corso dell’intervento di risollevamento, conosciuto anche come lifting del seno, si procede pure all’inserimento di protesi tonde o a goccia.

Cosa dire del post operatorio? Prima di tutto che, con le tecniche che si utilizzano oggi, non bisogna aver paura di non riuscire ad allattare dopo un’eventuale gravidanza successiva all’intervento. La mastopessi, infatti, rispetta al massimo la funzionalità e l’integrità dei dotti galattofori.

Per quanto riguarda l’esposizione al Sole, bisogna aspettare circa un mese (si tratta di una stima di massima, profondamente legata ad aspetti come la qualità degli esiti cicatriziali). Dopo 7 – 10 giorni, invece, si può riprendere lo svolgimento delle proprie attività quotidiane. Dopo massimo 8 settimane, è invece possibile ricominciare con l’attività fisica. In questo caso, è chiaramente meglio concentrarsi sulla parte bassa del corpo e, in generale, farsi seguire da un personal trainer esperto.

La mastopessi presenta complicanze?

La risposta è affermativa: in alcuni casi, la mastopessi può presentare delle complicanze. Tra le più frequenti troviamo l’insorgenza di ematomi e di casi di sierosi. Da non dimenticare è altresì la possibilità di avere a che fare con la perdita di sensibilità a livello del capezzolo e dell’areola, un effetto secondario abbastanza comune che però tende a scomparire nell’arco di qualche settimana o mese al massimo.

Per gestire al meglio questi aspetti e l’intervento in generale, conta tantissimo la fiducia nel chirurgo, al quale non bisogna aver timore di porre domande fin dalle prime visite pre operatorie.

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